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CatalogoHAZY LOPER The Ballad of Lucy GrayOut of Round 2006; cd cartonato a tiratura limitata, 12 tracce, 45’; 11 euroGet the Flash Player to see this player.
Chi sia Lucy Gray non è dato sapere. Certo non gode di buona salute. Al più possiamo farci un’idea di questa spettrale figura, al di là del ritratto vecchio-stile stampato sul libretto, ascoltando le ballate che compongono questo terzo disco degli Hazy Loper: che parla di tante disgrazie, ma non di Lucy. Uscito per Out of Round records nel 2006, dopo l’esperienza parallela di The Darklings e della sua Desert Ship (2004), offre nella forma più cristallina la scrittura di Patrick Kadyk e Devon Angus, entrambi impegnati al canto, il primo anche al banjo, il secondo alla chitarra acustica, alla fisarmonica e alla sega. Ma qui il gruppo non riflette più il delirio indie-europeo del fondatore (come Wander On, 2003) e nemmeno il battesimo di fuoco e lacrime del duo Kadyk-Angus (High in the Murk, 2004): in Lucy Gray gli Hazy Loper affidano le loro sonorità a un vero e proprio combo folk, completato da Andrew Kushnin al contrabbasso, Morgan Fichter (Camper Van Beethoven) al fiddle e Will Waghorn alla batteria. Imperla qua e là gli attacchi, le linee melodiche e gli stacchi qualche sbuffo del trombettista suggestivamente chiamato Stormy Knight. In confronto ai dischi precedenti, le qualità ritmiche del gruppo emergono a tratti in un certo piglio irish e country-folk. Dominano, come sempre, le atmosfere lugubri (Sterling Colorado, Feel the Sea, Hard Tack and Water, Dive and Roll) dosate, come sempre, con la misura dell’onestà. Ma in questo bouquet di ballate c’è posto anche per brani tenui e struggenti (New Year’s Day), modulati con tetro brio (Lost My Way, Tears of a Komsomol Girl) o con spigolosa inquietudine (I Wish I was a Sea Captain, Stain of Blood). Un disco vario, dunque, registrato in presa diretta da Norman Rutherford, mente e mentore dell’Out of Round: l’effetto è onirico e lussureggiante, ma con uno spigolo di furia repressa. |