Catalogo

deNITTIS Zebra

Ribéss 2013; 9 tracce audio, 34’; free download

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Di fatto un assaggio della Ribéss 2.0. Dopo tre dischi autoprodotti - due coi Ratafiamm e l’ep d’esordio da solista – deNITTIS, al secolo Andrea de Nittis, arditamente trova casa nella tana del Re Biscio, nota ai più per propinare materiali tediosi e stantii. Ci trasferisce la filosofia del km0, la voce, il mac, la tastiera logic, l’armamentario di campioni “rigorosamente dal vero” ma non quelle chitarre che ancora detraumatizzavano il trapasso dai Ratafiamm a deNITTIS, da Low Budget Invasion (2011) a Work Out of the Day (2012). Anzi, se proprio bisogna ravvisare una continuità fra deNITTIS e deNITTIS, sia pur nei tempi corti a cui ci ha abituati, si dovrà inevitabilmente fare i conti con l’unico brano di Work Out che ha sparigliato il giudizio degli addetti ai lavori, Prove strumenti: una provocazione bell’e buona, impiantata in un ep altrimenti fluido, e che solo ora, col senno di poi, ci fa intuire quale rotta si sia intrapresa. Zebra sterza sul pop elettronico fin dove può arrivare il piantone. E lo fa ripartendo dall’estetica glitch tanto cara agli anni ’90, omaggiata fin nell'impattante copertina di Chiara Ioli. La disarmonia prestabilita, l'urto e l’estraniazione sono rincorsi ovunque: nei picchi d’onda che imbastiscono o imbrogliano la ritmica, nell’uso e nel (bis)trattamento delle voci, nelle bordate sonore perennemente in agguato e forti di muscoli platealmente androidi, nei synth cibern-epici di cui, dopo Vangelis, non si aveva più ricordo. Confusione delle epoche. Mimesi uomo-plugin. Tutti elementi che fissano la rottura con quanto fatto fino a pochi mesi prima. Ma neanche qui deNITTIS esita a togliersi vecchi sfizi, come ripensare la hit sciupafemmine (Sottomarini, Primo ricordo) o seminare echi di una sacralità modernista che, proprio a partire da questo album, canalizzerà i suoi sforzi più alti.

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