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OCCHI IN APNEA Connessioni sottili

Ribéss Dentrofuori 2014, distr. Audioglobe; digifile due ante, 10 tracce audio, 43’; 10 euro

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Una fagocitazione onnivora di tutte le ricette rock mai cucinate può produrre turbolenze composte anche quando dirompenti. Se ce l’hai nella pancia, il rock, è il minimo che puoi aspettarti. Se invece ti cala dalla testa, il frutto dei tuoi arzigogoli resterà agro per qualsiasi orecchio intollerante alla matematica. Oltre che scuola, scienza e mestiere la disciplina è anche devozione. Un tanto di cocciutaggine, un tanto di sacrificio. Volendo indagare la sede organica della predisposizione a questo genere nato vecchio e ciclicamente in fin di vita, un Cartesio del XXI secolo l’individuerebbe per forza di cose nel petto, là dove le costole si flettono in egual misura ai sussulti prevedibili e a quelli senza ragione apparente. L’irremovibilità degli Occhi in Apnea – un gruppo indiscutibilmente al servizio degli dei del rock – viene da una devozione tutta di petto. Ma dato che si è voluto tirare in mezzo i santi numi, occorre frugarne la genealogia per stabilire quali di loro, e con quali preghiere, gli Occhi in Apnea invocano. Dimentichiamo quelli più antichi (da Chuck Berry a Evil Chuck passando per Chuck E. Weiss). Scartiamo i più recenti (Radiohead e la loro esile discendenza). Dalla torma di mezzo, leviamo le nidiate di semidei scaturiti dai titani di Seattle, Bristol, Reykjavík. Quale famiglia celeste rimane? Quella più indulgente al rumorismo, alla grana dell’anima, ma ancora benevola verso chi mostra rispetto per il tocco e le strutture. Sono questi i superni a cui gli Occhi si abbassano. L’apnea si riduce a un puro atto di resistenza: delle fibre, delle cornee, della volontà. Dargli dei rocchettari-fuori-tempo-massimo, agli Occhi, non gli infonde il becco d’un dubbio: nelle loro fasi REM continuano a vedere autorimesse stipate di gioventù sonica e pedaliere cangianti, e flotte di chitarre sollevarsi dai marosi di Fiumane acide. Arrivati al secondo disco lungo, conquistata un’uniformità graniticamente fluida, mantengono e anzi affinano la capacità di lasciar emergere il ronzio del loro malessere: una vibrazione ambigua che monta compatta, dilaga, opprime, ottunde e sembra non infrangersi mai – piuttosto si spegne, seguìta a breve da un nuovo innesco. E questa è la loro preghiera. Futile sarebbe chiedersi a che combinazione di effetti o banda di frequenze si deve l’onda malsana che qualifica gli Occhi in Apnea: mentre ci si pone la domanda, quella è già passata da un brano all’altro, da un sottogenere all’altro, fino alla perentoria coesistenza di macrogeneri un tempo rivali o quasi (post-punk e folk su tutti), pacificati in una stabile formula underground. Senza soluzione di continuità, la forza perturbante degli Occhi si avverte insinuata nei tappeti di chitarre, nella marziale frugalità della batteria, nella straniata durezza femminile della voce lead e anche nell’ordinaria noncuranza per la lingua del cantato, quasi più alienante in italiano che in inglese. Gli dei di minoranza ne godono e gongolano. Ogni scelta stilistica in Connessioni sottili denuncia un fastidio remoto, insolvibile, verso un mondo saldamente ostile, e concorre a definire una personale epica della desolazione. Altrettanto presente – uguale&contraria al brusio del malessere – una determinazione al contegno, a una misura che metta d’accordo testa e pancia. Struttura e rumore. Sbraco e decoro. Forse gli dei di cui sopra non sono altri che Dioniso e Apollo. Non proprio i primi due che passano.

https://soundcloud.com/occhiinapnea

Ribéss Dentrofuori
Cos’è? Una collezione di prodotti che mettono sottosopra – o meglio dentrofuori – il concetto di catalogo chiuso. Per saperne di più cerca sotto gli RBS-DF più vecchi o più nuovi. Un po' d'iniziativa, santiddio!